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IL VOLTO DEL DIO LONGANIME: I PRESUPPOSTI VETEROTESTAMENTARI, LA
LETTURA PAOLINA
Roberta Franchi Hungarian Academy of Sciences Budapest
È ben noto come già il mondo classico abbia conosciuto l’uomo e i suoi valori, la μεγαλοπρέπεια, la μεγαλοψυχία, la φιλανθρωπία e in misura minore la stessa μακροθυμία1, tutti elementi pronti a concorrere alla definizione di un individuo chiamato ad affermare se stesso, ma soprattutto quella forza d’animo che caratterizza sia l’eroe nella tradizione dell’epica greca, sia quell’uomo che, pur non essendo eroe fisicamente, lo diventa allorché si mostra pronto a trasferire all’animo umano la capacità di sopportazione al dolore, la capacità nel superare tutta una serie di prove atte a svelare quelle virtutes insite nell’animo umano, nonché a manifestare la grandezza come potenza d’azione. L’idea di virtù, così cara alla filosofia stoica, tesa a recuperare anche un ritorno alla natura2, collima con quella grandezza d’animo, che si accompagna alla perseveranza e alla pazienza, senza peraltro dimenticare quello scontro tra libertà dell’uomo e ineluttabilità del suo destino, peculiare della tragedia greca, dove l’eroe tragico, trovando il suo unico margi-
1 Strettamente connessa al comportamento umano, la parola “longanime” indica un costante atteggiamento di indulgenza, sopportazione, comprensione; di qui nascono sentimenti quali la pazienza, la perseveranza, la fiducia nell’altro.
2 Cf. M. Pohlenz, La libertà greca, Brescia 1963, 63-139.
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