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Interpretazione di Tibullo 2, 3, 33-35
Nella terza elegia del secondo libro Tibullo lamenta che Nemesi Io ha abbandonato in città perché trasferitasi in campagna a far piacevole compagnia a un dives amator. Egli ne è pur sempre innamorato e, pur di soltanto vederla, si sottoporrebbe a far l'agricoltore e a subire sul proprio fisico Ie conseguenze del duro lavoro dei campi (vv. 5-10). Proprio come Apollo che, innamoratosi di Admeto', si ridusse a fare il mandriano, e in condizioni davvero umilianti che suggeriscono a Tibullo considerazioni di simpatia (vv. 11-32). Fin qui il discorso procede abbastanza chiaro e conseguente, a parte i problemi, forse insolubili, posti dall'incongruenza sintattica dei vv. 14a-14c, i cui infiniti mancano dei verbi reggenti 2 , e dall'isolamento assoluto del v. 14C, mentre Ia tenuità della connessione logica fra Ie tre ultime delle considerazioni sopra accennate si spiega con
1, Non è questa Ia sede per discutere della mitologia in Tibullo. L'occasione, però, è buona per annotare che Ia presenza di temi e motivi mitologici è si in lui meno frequente che in altri elegiaci del tempo, specialmente Properzio, ma ha una buona consistenza e peculiarità di valori. Emergono dall'analisi che ne ha dato R. Whitaker, Myth and Personal Experience in Roman Love Elegy, Göttingen 1983, 65-68. Per una sintetica ma precisa volutazione di aspetti essenziali dell'argomento rinvio ad A. La Penna, «L'elegia di Tibullo come meditazione lirica», in Atti del Convegno Internazionale di Studi su AMo Tibullo (Roma-Palestrina, 10-13 maggio 1984), Roma 1986, 89-140, in particolare Ie pp. 94-95 (dove sono evidenziate talunej3eculiarita della narrazione del mito di Apollo al servizio di Admeto qui sopra ricordata) e 98-99. Note sul confronto di Tibullo con Properzio su questo elemento della loro poesia in F. Cairns, «Stile e contenuti di Tibullo e di Properzio» in Atti cit., 47-59, Ia p. 56 in particolare, e in F. Della Corte, a p. 251 dell'edizione qui cit. alla nota 11. 2 1 versi sono questi: lpse deus solitus stabiilis expellere vaccas / , . , / et miscere novo docuisse coagula lacte, I lacteus et mixtus obriguisse lìquor.
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