|
Orazio e l'epicureismo
(ovvero Serm. 1,3 ed Epist. 1,2) La satira III del primo libro è vista di norma come uno dei documenti più probanti dell'epicureismo d'Orazio. Ancor oggi si dice troppo facilmente 'Orazio epicureo': ma su che documentazione? Senza, dubbio, viene alla mente l'espressione scherzosa dell'epistola a Tibullo (1, 4, 16), Epicuri de grege porcum, espressione scherzosa in una composizione che è tutta un delizioso scherzo. GIi dice il poeta: «Ma tu sei dunque poeta di gran lena? o un filosofo che medita grandi problemi? Ma no, tu sei un uomo di ben altra tempra, sorridi dunque alla gioia che lampeggia tra dolori e affanni, nel tempo che fugge, Te Io dico io, Epicuri de grege porcum, io plnguem et nitidum bene curata cute». Tondo e lustro' come un porchetto Orazio Io era davvero, anche Augusto Io diceva in una lettera scherzosa l; ma appunto per questo che egli fosse 'porco del branco d'Epicuro' è scherzo, al pari di quanto aveva prima malignato sul conto del mite Tibullo. DeI resto Orazio era troppo libero per farsi discepolo d'una scuola, quale che fosse: nullius addictus iurare in verbo, magistri dioe egli stesso (epist, l, 1, 14) a Mecenate, anche qui con sapida ironia, per cui dietro al magister, al caposcuola, fa capolino il magister dei gladiatori, cui i suoi uomini giuravano fedeltà fino alla morte; parole che hanno certo un suono nettamente antiepicureo, visto il rapporto quasi di fede religiosa che intercorreva tra i seguaci e il maestro del Giardino. E poi prosegue dicendo che, di fronte alla grossa problematica che aveva scatenato vere lotte tra i
1 Imp. Aug. ep. fr. 40 M.
|