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Il Carmen Licentii ad Augustinum e i Discìplinarum libri di Varrone reatino
Chi abbia una qualche dimestichezza con i dialoghi agostiniani dedicati all'illustrazione delle discussioni svoltesi, a poca distanza dal battesimo, nel ritiro di Cassiciaco' non può non aver notato Ia diligente cura con Ia quale Agostino si è premurato di presentare, nel gruppo degli amici che Io avevano seguito in quell'oasi di pace, Ia figura del giovane Licenzio, con Ie sue estrosità e Ie sue incongruenze, il suo amore per Ia poesia e iI suo sincero desiderio di affrontare temi più consistenti e impegnati, Ie sue cadute e Ie sue non disprezzabili intuizioni. Il rapporto del giovane con l'Ipponense si configura costantemente come ispirato, se mi si permette l'espressione, ad una sorta di affettuosa conflittualità, che da una parte ci presenta un maestro premurosamente impegnato a disciplinare, senza mortificarla, l'esuberanza del discepolo, unendo agli inevitabili, discreti richiami Ia sottolineatura dei parziali progressi fatti dall'allievo, dall'altra un discepolo Ia cui incondizionata fiducia nel maestro non viene mai meno, nonostante qualche ingenua caparbietà e non pochi cedimenti ad un temperamento impulsivo non sempre controllabile. A distanza di quasi un decennio i due amici si incontrano' di nuovo, anche se solo per lettera, riproducendo, per certi aspetti, il rapporto conflittuale di un tempo, ma in un clima che Ie circostanze hanno oramai reso estremamente teso e drammatico. L'episodio è documentato dalla lettera 26 di Agostino, databile attorno al 394, al centro della quale risulta interpolato un lungo componimento poetico2 che tutto lascia pensare altro non sia che Ia lettera di Li1 Agostino raggiunse con i suoi amici Cassiciaco Tra Ia fine di oltohre e l'inizio di novembre 386 e solo nel marzo dell'anno successivo rientrò a Milano dove ricevette il battesimo nella notte del Sabato Santo (24-25 aprile 387). 2 Nelle vecchie edizioni il carrne, che comprende ben 154 versi, interrompe in realtà il testo della lettera fra Ie parole ìnepttjin putíivií e Si versits tuus (inizio del par.
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