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Una presenza lucreziana in Germania 46, 3
Una presenza lucreziana si trova, come è stato opportunamente osservato da E. Paratore 1, in Tac., Germ. 46, 3, ove si parla dei Fenni, una delle remote popolazioni che Io storico romano non sa con sicurezza se si possano collocare nel gruppo dei Germani o in quello dei Sarmati 2 . Questa gente è caratterizzata da mira feritas e vive in condizioni di foeda paupertas; non ha armi, né cavalli, né penates; si ciba di erba, si veste di pelli, posa sulla nuda terra. La descrizione della vita dei Fenni si può confrontare con Ia vita degli uomini primitivi rappresentata in De rer. nat. V 925-1010; in particolare l'accenno alla mira feritas con quanto si legge nei vv. 925-32: At genus humanum multo fuit illud in arvis durius, ut decuit, tellus quod dura creasset, et maioribus et solidis magis ossibus intus fundatum, validis aptum per viscera nervis, nec facile ex aestu nec frigore quod caperetur nec novitate cibi nec labe corporis ulla. Multaque per caelum solis volventia lustra volgivago vitam tractabant more ferarum 3. e l'accenno alla foeda paupertas con ciò che è scritto nei vv. 937-8: Quod sol atque imbres dederant, quod terra crearat sponte sua, satis id placabat pectora donum.
1 E. Paratore, Tacito, 2 ed. (Firenze 1962) p. 242. 2 Tac., Cerm. 46. 1. 3 Per Ie citazioni di passi lucreziani si è seguita l'edizione di A. Ernout: Lucrèce, De Ia. Nature, texte établi et traduit par A. Ernout, 2 ed. (Paris 1967). Per Tacito si è seguito il testo di E. Koestermann (Cornelius Tacitus. II 2: Germanio, Agricola, Dialogus de oratoribus, Lipsiae 1962).
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