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LA CONFESSIONALITÀ DELLO STATO DAL PUNTO DI VISTA CIVILE Un illustre collega1, docente di questa Università di Navarra che ospita Ia presente settimana di diritto canonico, non molto tempo fa trattando l'argomento che è oggi affidato alla mia relazione, esordiva dicendo che il problema del confessionismo statuale, attualmente, è un tema "incomodo". Evidentemente con questa espressione il collega ha voluto fare riferimento alla discussione che il tema ha sempre suscitato ed ai problemi che un tale argomento presenta, dato che non solo Ia dottrina non è mai arrivata a precisare che cosa intenda per Stato confessionale, ma per di più, siccome il problema può essere esaminato sia nei confronti dell'ordinamento statuale che in quelli dell'ordinamento canonico, spesso nella sua soluzione si verificano delle interferenze che Io rendono difficile. Non è nostro compito esaminare quest'ultimo aspetto del tema, tanto più che costituirebbe una indebita invasione nel campo riservato al Rev.mo ed Ill.mc relatore che ci seguirà, ma è certo che l'espressione accennata forse meglio si adatta al problema nel diritto pubblico acclesiastico che non a quello nel diritto dello Stato. Infatti, se una evoluzione della dottrina vi è stata anche nell'aspetto del problema a noi affidato, è ben noto che oggi tra i cultori del diritto pubblico ecclesiastico vi è un certo fermento dottrinale e affiora persino un certo dissenso in ordine al modo di interpretare Ia dottrina cattolica circa i doveri dello Stato cattolico verso Ia religione, anche perché, in clima di ecumenismo, certe rigide posizioni si sono addolcite. Pur rimanendo saldi i principi circa i diritti della verità, si ammette che Ia retta coscienza individuale abbia pur essa dei diritti degni di rispetto anche da parte di chi è in possesso della vera dottrina, con conseguenze molto sensibili sul comportamento dello Stato che deve sempre avere di mira il bene comune. Non possiamo entrare nel merito della discussione in questa sede; però abbiamo ritenuto fare questi accenni non solo perché Ia nostra cultura cattolica ci porta a vedere al di là quelle che sono Ie disposizioni dei vari diritti statuali, ma soprattutto perché Ia nostra coscienza di credenti e praticanti ci porta a desiderare l'attuazione di quell'ideale concezioni che, senza ledere i diritti delle coscienze, faciliti Ia divulgazione della verità e, soprattutto, realizzi Ia salute delle anime nell'unica e vera Chiesa. Per venire, invece, al problema a noi specificamente assegnato, noi siamo dell'avviso che il tema —anche se suscita interesse e più ancora sospetti da
P. LOMBARDIA: La confesionalidad pag. 328.
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del Estado, hoy, in "Jus canonicum" 1961,
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