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L'antica embriologia
Capire come si sviluppa il feto nel grembo materno, stabilire in che misura i genitori (entrambi o uno solo di essi) contribuiscono a trasmettere il bagaglio genetico, individuare Ie cause che determinano il sesso del nascituro, sono argomenti che hanno suscitato vivo interesse nel mondo greco fin dal VI, V secolo avanti Cristo. Non si trattava soltanto di una curiosità scientifica: l'origine dell'uomo offriva una spiegazione del suo comportamento, avallava Ie differenze, giustificava gli alti e bassi della sorte, sollevava i genitori delle loro responsabilità e motivava Ie loro decisioni. DaI modo in cui si costituisce l'individuo era possibile desumere Ia causa e quindi il fine del suo essere così e non altrimenti. L'embriologia rappresentava il presupposto scientifico di ogni possibile atteggiamento nei confronti delle nuove generazioni: poteva giustificare Ia repressione come l'incoraggiamento, l'educazione come l'abbandono. Le scuole filosofiche ilozoiste avevano trattato l'embriologia come un caso particolare dell'intero universo naturale, un microcosmo che doveva necessariamente seguire Ie stesse leggi del macrocosmo. Secondo il grande mago-scienziato-filosofo Empedocle di Agrigento, gli eventi che volgarmente vengono denominati «nascita» e «morte» vanno meglio considerati come fenomeni di aggregazione o disgregazione di particelle minime costituite dei quattro Elementi fondamentali: acqua, aria, terra, fuoco1. Variamente commiste esse danno luogo alle diverse parti che formano i corpi, ma non ne accrescono né diminuiscono Ia quantità 2 .
1 EmpedocleB8,B9,Bll,B71. 2 Empedocle, A 44.
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