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LE FONTE BIBLICHE DEL «DE OTIO RELIGIOSO. DI FRANCESCO PETRARCA
Il De otio religioso del Petrarca è una delle opere meno conosciute e studiate del grande umanista italiano: vive ancora nascosta nei codici, di cui i principali sono il Vaticano Latino Palatino 1730, che contiene due diverse trascrizioni dell'operetta, il Vaticano Barberino Latino 2110, ìl Vaticano Urbano Latino 333, il Marciano Latino 476, VEstense a.R. 6, 7, il Laurenziano pL XXVI sin. n. 9, e il Braidense A.D. XlV, 27, oppure in edizioni oggi difficilmente trovabili, Ia veneta del 1501-03 e quelle di Basilea del 1496, 1554 e 1581, Dopo tanta iniziale fortuna tipografica c'è solo un'edizione bernese del 1604 e una traduzione italiana di L. Volpicelli del 1927 ; rimane inedita una traduzione italiana anonima eseguita a Ferrara nel sec. XVo, ora nella Biblioteca Wolfenbuttel, già segnalata dallo Heinemann e studiata dal Rotondi. Questo noto studioso del lavoretto petrarchesco ha rilevato che dai mss. e dalle edizioni a stampa risultano due redazioni del testo, ma Ia questione qui non interessa, perché Ie foriti scritturistiche rimangono Ie medesime. L'importanza del De otio religioso, che pare redatto probabilmente nella quaresima del 1347, dopo Ia prima visita fatta dal Petrarca al fratello Gherardo alla Certosa di Montrieux, deriva dal fatto, cosa del resto nota, che il suo autore, pur conservando il tipo medievale dello sviluppo ai un argomento, al quale si dà forza di convincimento appoggiandosi all'autorità di figure storiche ben note e portando a contributo quella di scritto-
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